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Una stanza. Un morto. La presenza di alcune donne in lacrime ne sancisce il ricordo; la memoria di una mancanza riecheggia nei loro lamenti, e solo in essi ha ragione d’esistere.
La presenza del coro alimenta la possibilità di ricreare atmosfere sonore e rimandi a luoghi vicini e lontani dove confluiscono sentimenti, voci, parole che si manifestano insieme alle azioni e alle immagini. Le musiche eseguite dal vivo e composte dagli stessi interpreti, assumono un ruolo di primo piano
sulla scena al pari dei testi e delle azioni. Così musicisti, cantanti e attori divengono protagonisti di una rappresentazione che si pone tra il teatro e la musica, tra il concerto e lo spettacolo. Ed è
straordinariamente inevitabile, alla fine, ritrovarsi ad un ritorno, all’essenza: l’umano dolore di una madre e l’innocenza sacrificata del figlio amato, una tragedia. Lo spettacolo intende coniugare le Troiane di Euripide con il tema della Passione di Cristo, scegliendo di dialogare con la tradizione grika del Salento. “Passiuna tu Christu” è un canto dell’area grika salentina.
L’idea nasce dalla volontà di accostare il lamento delle donne di Troia, alle moroloja, ovvero i pianti che un tempo le donne facevano a pagamento per un morto del quale appena a volte conoscevano il nome. Euripide porta, ne LE TROIANE, molti elementi di innovazione soprattutto per effetto delle nuove soluzioni drammatiche attuate, orientate alla rottura con la tradizione, mediante l’inserimento di parti dialettiche
che allentano la tensione drammatica e l’alternanza delle modalità narrative. La novità assoluta del teatro euripideo è comunque rappresentata dal realismo con il quale il drammaturgo tratteggia le dinamiche psicologiche dei suoi personaggi. Lo sgretolamento del tradizionale modello eroico porta alla ribalta del teatro euripideo la figura muliebre:
Andromaca, Fedra e Medea sono le nuove figure tragiche di Euripide, il quale ne tratteggia sapientemente la tormentata sensibilità e le pulsioni irrazionali che si scontrano con il mondo della ragione e che ben si coniugano con le tradizioni salentine. Infatti profondamente umani sono i dolori che vengono descritti ne La Passione delle Troiane in cui la femminilità è l’elemento dominante: emergono, infatti, in primo piano, le figure di Andromaca, Ecuba, Cassandra che, pur costrette a
sottomettersi a un destino crudele, non rinunciano tuttavia alla loro fierezza, non piegano il capo di fronte alla crudeltà dei greci e denunciano con parole frementi di sdegno gli orrori della guerra fra gli uomini. E ancora la morte, nella tragedia euripidea, del piccolo e innocente Astianatte, richiama alla mente la
crocifissione dell’Innocente per antonomasia, Cristo, colui che, senza peccato, si è immolato per la salvezza del genere umano. Per questo, il pianto di Andromaca si fonde con quello della Vergine in un unico grande dolore che è quello di tutte le madri costrette dal destino a rinunciare ai propri figli. Il teatro
di Euripide funge da vero e proprio laboratorio politico, non chiuso a se stesso, ma al contrario, affine ai mutamenti

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